La Clinica di Reumatologia dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale (ASUFC), sotto la direzione del prof. Luca Quartuccio, ha recentemente annunciato l’apertura di cinque nuovi ambulatori reumatologici nei distretti della provincia di Udine. Un’importante novità che si inserisce in un modello innovativo di gestione delle patologie reumatologiche, finalizzato a garantire una maggiore accessibilità alle cure e a migliorare la sinergia tra ospedale e territorio.
Un modello innovativo per la reumatologia
Con l’introduzione di questo nuovo sistema, Udine si prepara ad accogliere un approccio che ribalta il tradizionale modello di cura verticale, dove il paziente veniva indirizzato da un medico di medicina generale direttamente verso un ospedale di secondo o terzo livello. Ora, il reumatologo si sposterà verso il territorio, offrendo competenze cliniche avanzate direttamente nei distretti, migliorando l’accesso alle diagnosi tempestive e alle terapie per i pazienti. Questo modello, definito “reumatologo di comunità”, rappresenta un’evoluzione significativa rispetto al precedente reumatologo territoriale, creando un continuum assistenziale tra specialistica territoriale e ospedaliera.
La Clinica di Reumatologia di Udine amplia così il suo raggio d’azione, affiancando alla già esistente rete ambulatoriale di Cividale e San Daniele, nuove sedi a Tarcento, Codroipo e un notevole potenziamento della sede di Gemona. I medici, afferenti direttamente alla Clinica, opereranno in sinergia con i medici di medicina generale e il personale delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), dando vita a una vera e propria rete di supporto che integra il servizio ospedaliero con quello territoriale.
Benefici per i pazienti e la comunità
Secondo il prof. Quartuccio, il reumatologo di comunità è un “tassello centrale” per costruire un modello di ospedale diffuso che promuove prossimità nella cura, rispondendo alle esigenze di pazienti cronici e complessi. In particolare, l’iniziativa si propone di supportare le persone affette da malattie autoimmuni sistemiche, come artrite reumatoide, lupus, sclerodermia e vasculiti, patologie spesso difficili da diagnosticare in fase precoce. L’apertura dei nuovi ambulatori, infatti, contribuirà a ridurre i tempi di attesa e a migliorare la qualità delle cure, facilitando l’accesso alle prestazioni sanitarie anche per i pazienti più fragili, anziani o con limitazioni funzionali.
Il modello innovativo non si limita solo all’attività ambulatoriale nei distretti, ma prevede anche consulenze per i medici di medicina generale, visite domiciliari per i pazienti non trasportabili e l’impegno diretto nelle RSA, creando un vero e proprio sistema sanitario integrato che risponde alle necessità della comunità.
Umanizzazione delle cure e continuità assistenziale
Un altro aspetto distintivo di questo progetto è la forte attenzione all’umanizzazione delle cure, una pratica che ha radici profonde nel Servizio Sanitario Nazionale e che Udine ha sempre cercato di promuovere. Il modello adottato dalla Clinica di Reumatologia si fonda sui principi della Carta per l’Umanizzazione delle Cure, un documento che guida il percorso terapeutico verso un approccio più empatico e personalizzato.
Il reumatologo di comunità rappresenta quindi un’opportunità per riduire lo stress e il senso di smarrimento che molti pazienti sperimentano nell’affrontare il sistema sanitario. Grazie alla figura del reumatologo che segue il paziente dal territorio all’ospedale e viceversa, si elimina la necessità di ripetere visite e raccontare più volte la propria storia clinica, migliorando l’efficacia delle cure e garantendo una presa in carico globale.
“Questa esperienza in ASUFC – afferma il prof. Quartuccio – non è solo un’iniziativa locale, ma un modello che può ispirare altre realtà sanitarie italiane, soprattutto in un periodo storico in cui il Sistema Sanitario Nazionale deve affrontare sfide legate all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle cronicità.”