20 dicembre 2024 – Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato da una sala bingo di Venezia contro i limiti orari imposti dal Comune di Venezia. La sala contestava la regolamentazione che imponeva un orario di apertura dalle 8:30 alle 21:30 e limitazioni al funzionamento degli apparecchi da gioco, con orari fissati dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:30. La società ricorrente riteneva il regolamento illegittimo, ma la decisione del Consiglio di Stato conferma quella precedente del Tar Veneto, che aveva già dato ragione al Comune.
La decisione del Consiglio di Stato
La società ricorrente ha avanzato alcune obiezioni principali: ha denunciato una contraddizione con il rilascio dei titoli abilitativi precedenti, la mancanza di istruttoria adeguata e una disparità di trattamento tra le sale giochi e gli esercizi generalisti, come bar e tabaccherie. Tuttavia, il Consiglio di Stato ha respinto tutte le accuse, confermando che l’amministrazione ha il diritto di aggiornare la regolamentazione in base a una rinnovata valutazione dell’interesse pubblico, senza che il rilascio precedente dei titoli abilitativi limitasse tale potere.
La giurisprudenza, inoltre, ha escluso che la regolazione degli orari delle sale giochi potesse essere viziata da un difetto di istruttoria. La regolamentazione adottata dal Comune di Venezia si basava su due report del Dipartimento Dipendenze di Venezia, che documentano la crescente diffusione della ludopatia e la prevalenza della dipendenza da gioco, soprattutto legata all’uso delle slot machine e degli apparecchi VLT. Inoltre, i report indicano una concentrazione del gioco nelle ore serali e notturne (dalle 17:00 alle 23:00), giustificando le restrizioni imposte.
Prevalenza dell’interesse pubblico sulla salute
Il Consiglio di Stato ha anche respinto la critica della sala bingo riguardo alla disparità di trattamento tra le sale da gioco e gli esercizi generalisti come bar e tabaccherie, nei quali il gioco ha carattere accessorio. L’appellante sosteneva che una normativa uniforme sugli orari di funzionamento degli apparecchi di gioco fosse ingiusta nei confronti delle sale bingo, dove l’attività ludica è preponderante. Tuttavia, il Consiglio ha sottolineato che le limitazioni orarie dovevano essere uniformi per tutti gli esercizi che dispongono di apparecchi da gioco, per evitare che la misura perdesse efficacia.
Il Collegio ha evidenziato che l’interesse pubblico alla tutela della salute deve prevalere su quello economico dei gestori delle sale giochi. L’eventuale riduzione degli introiti causata dalla limitazione degli orari di funzionamento degli apparecchi e dell’apertura delle sale è considerata proporzionale rispetto allo scopo di tutelare la salute pubblica.
La decisione del Consiglio di Stato afferma con chiarezza che la salute pubblica e il benessere dei cittadini devono essere messi al primo posto rispetto agli interessi economici delle attività commerciali. Questo caso si inserisce in un contesto più ampio di politiche per la prevenzione della ludopatia e il controllo delle attività di gioco sul territorio, e segna un passo importante nella regolamentazione del settore.