In un’operazione che mette ancora una volta in luce l’attenta vigilanza sul corretto impiego dei fondi pubblici erogati per fronteggiare le conseguenze economiche della pandemia, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Vicenza ha portato a termine un’importante azione ispettiva nei confronti di un avvocato iscritto all’Ordine di Vicenza. L’indagine, finalizzata a garantire la legittima attribuzione dei fondi previsti dal Decreto Liquidità 2020, ha scoperto una manovra fraudolenta per l’ottenimento di un finanziamento.
Una richiesta di finanziamento con basi fittizie
L’indagine si è concentrata sulla presentazione di una dichiarazione dei redditi contenente dati non veritieri, finalizzata all’ottenimento di un finanziamento garantito dal Fondo centrale di garanzia per le Piccole Medie Imprese. Il Decreto Legge n. 23 del 2020, emesso per sostenere imprese e professionisti in seguito all’emergenza Covid-19, prevedeva infatti la possibilità di richiedere finanziamenti fino a 25.000 euro, con l’obiettivo di offrire supporto economico a chi non disponeva delle garanzie necessarie per accedere al credito bancario.
Il finanziamento, il cui importo era calcolato come il 25% del fatturato 2019 fino a un massimo di 25.000 euro, ha visto l’avvocato richiedere il massimo concedibile attestando falsamente di aver conseguito ricavi per circa 116.000 euro, anziché i 36.000 euro reali, ottenendo così indebitamente la somma massima prevista.
Il sequestro preventivo: misura cautelare contro l’abuso dei fondi pubblici
Il risultato dell’attività ispettiva ha portato a un decreto di sequestro preventivo per un valore di circa 15.000 euro, quantificato come la differenza tra il finanziamento percepito indebitamente e quello che sarebbe spettato sulla base dei reali ricavi. Questa misura cautelare, disposta dal Gip presso il Tribunale di Vicenza su richiesta della locale Procura della Repubblica, sottolinea la serietà con cui le autorità perseguono il maluso delle risorse destinate al sostegno durante la pandemia.
Il danno al tessuto produttivo e la presunzione di innocenza
L’operazione evidenzia non solo la vigilanza delle forze dell’ordine sul corretto utilizzo dei fondi pubblici, ma anche il danno che tali abusi provocano al tessuto economico e produttivo del Paese, ostacolando gli sforzi nazionali di ripresa post-pandemica.
È importante sottolineare che, in conformità al principio della presunzione di innocenza, l’esito dell’indagine e l’eventuale colpevolezza dell’indagato saranno definitivamente stabiliti solo al termine del processo, con una sentenza irrevocabile di condanna.
Il caso solleva ulteriori interrogativi sull’efficacia dei controlli e sulla necessità di meccanismi più stringenti per prevenire frodi e abusi, garantendo che i fondi pubblici raggiungano chi ne ha legittimamente bisogno e contribuiscano effettivamente alla ripresa del Paese.