BOVOLENTA (PADOVA). In una tarda mattinata di febbraio che rimarrà impressa nella memoria collettiva di Bovolenta, si consuma una tragedia che scuote l’intera comunità: l’omicidio di Sara Buratin, una madre di 41 anni, brutalmente uccisa nel giardino dell’abitazione materna. Il cellulare del marito Alberto Pittarello, 39 anni, è stato ritrovato a bordo del fiume Bacchiglione, dove i sommozzatori dei vigili del fuoco dopo le 21 di martedì 27 febbraio hanno individuato un furgone: l’ipotesi è che l’uomo si sia suicidato.
Sara Buratin era madre di una ragazzina adolescente e lavorava come assistente in uno studio dentistico. Un vicino ha riferito di aver visto e sentito la coppia litigare, di fronte a casa, un paio di giorni fa. Questo episodio di violenza aggiunge un altro capitolo buio alla cronaca locale, riaccendendo il dibattito su un tema doloroso e sempre attuale: i femminicidi.
La scoperta macabra e le prime indagini
Nel dettaglio, è la madre di Sara a fare la dolorosa scoperta dietro alla stazione dei carabinieri in viale Italia, un luogo che, paradossalmente, dovrebbe evocare sicurezza. Il corpo senza vita, segnato da molteplici coltellate, parla di un’aggressione feroce e inspiegabile. Le indagini già avviate dai carabinieri del Nucleo investigativo.
La comunità di Bovolenta è sotto shock, e l’eco dell’omicidio di Giulia Cecchettin, un altro caso di femminicidio che ha profondamente segnato il territorio, risuona dolorosamente nelle parole di Elisa Venturini, capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale. Venturini sottolinea l’importanza della riflessione e della preghiera in momenti così tragici, invitando a non dimenticare mai questi atti di violenza inaudita.
La reazione della comunità e le parole di condanna
La condanna del femminicidio è unanime. Roberto Toigo, segretario generale della Uil Veneto, esprime incredulità e dolore per l’ennesimo episodio di violenza contro le donne, sollevando interrogativi profondi sulla cultura della violenza che sembra radicata nella società. Il suo richiamo al rispetto, trasmesso fin dall’infanzia, è un appello sentito a cambiare rotta, a promuovere valori di uguaglianza e tolleranza.
La lotta contro la violenza sulle donne
La tragedia di Sara Buratin non è solo una cronaca nera. È un monito, un grido d’allarme che ci costringe a confrontarci con la necessità di una cultura del rispetto più radicata e diffusa. Le iniziative di sensibilizzazione promosse dalla Uil Veneto, i centri di ascolto per le vittime di mobbing e stalking, sono esempi concreti di come la lotta contro la violenza sulle donne debba essere continua e incisiva.
Il coro del “mai più” sembra lontano, ma è necessario che diventi il leitmotiv di una società che non può e non deve accettare passivamente la violenza di genere come una fatalità. L’omicidio di Sara Buratin ci interpella tutti: istituzioni, cittadini, uomini e donne, a prendere una posizione ferma, a educare le future generazioni al rispetto e alla parità di genere, per costruire una comunità dove tragedie del genere non trovino più spazio.