Caporalato nella Marca, sfruttamento di braccianti: scoperta falsa cooperativa agricola

42 lavoratori costretti in condizioni igienico-sanitarie precarie, alcuni di loro trascorrevano la notte in auto

21 dicembre 2025 16:05
Caporalato nella Marca, sfruttamento di braccianti: scoperta falsa cooperativa agricola - Immagine di repertorio
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VEDELAGO (TREVISO) – Una grave vicenda di sfruttamento lavorativo è emersa nelle campagne della Castellana, a Vedelago, grazie a un’operazione mirata della Guardia di Finanza, che ha portato alla scoperta di un vero e proprio appartamento-lager utilizzato per alloggiare decine di braccianti stranieri.

Dietro la facciata di una cooperativa apparentemente regolare si nascondeva un sistema organizzato, pensato per aggirare i controlli e massimizzare i profitti sulle spalle dei lavoratori.

42 persone in condizioni igienico-sanitarie inaccettabili

All’interno di un unico alloggio sono stati trovati 42 uomini, di età compresa tra i 20 e i 40 anni, originari in prevalenza da Pakistan e Bangladesh. Le condizioni igienico-sanitarie sono apparse subito estreme: materassi di fortuna, pavimenti occupati per dormire, muffa, sporcizia diffusa e spazi totalmente inadeguati.

Alcuni lavoratori, per mancanza di posto, erano persino costretti a trascorrere la notte in automobile.

Le indagini della Guardia di Finanza

L’operazione, coordinata dalla Guardia di Finanza, ha permesso di ricostruire una rete ben strutturata, capace di operare per mesi senza destare sospetti.

Il meccanismo era tanto semplice quanto efficace. L’organizzazione si presentava come una società di servizi agricoli in regola: partita Iva, contratti formali e documentazione apparentemente impeccabile. Questo consentiva di offrire manodopera a costi concorrenziali alle aziende agricole della zona, soprattutto nei periodi di raccolta stagionale.

In realtà, dietro questa facciata di legalità, operava una struttura piramidale guidata da un cittadino pakistano di circa 50 anni, considerato dagli investigatori il perno dell’intero sistema. Ogni livello aveva un ruolo preciso nel controllo dei lavoratori, dalla gestione degli alloggi alla distribuzione dei turni nei campi.

I pagamenti su carte prepagate

Uno degli aspetti più insidiosi riguardava la gestione dei compensi. Sulla carta risultavano paghe orarie regolari, attorno ai dieci euro. Nella pratica, però, i salari venivano accreditati su carte prepagate intestate ai lavoratori ma controllate dagli organizzatori.

Questo stratagemma permetteva di simulare la correttezza dei pagamenti e dei contributi, lasciando i braccianti in una condizione di dipendenza economica totale.

La Procura di Treviso sta ora approfondendo le posizioni dei vertici dell’organizzazione e dei proprietari dell’immobile. Al centro dell’inchiesta ci sono le ipotesi di sfruttamento del lavoro e le eventuali responsabilità collaterali.

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