Revoca parità scolastica all’Istituto Volta di Udine: «Serve proroga per garantire gli studenti»
Revoca della parità scolastica al Volta di Udine, Putto chiede alla Regione un’azione immediata per garantire studenti e personale.
UDINE – La revoca della parità scolastica all’Istituto Volta di Udine, comunicata alle famiglie il 16 settembre, quando le lezioni erano già iniziate, ha generato una situazione di forte disagio per studenti, famiglie e personale scolastico. A denunciarlo è il consigliere regionale del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg, Marco Putto, che ha depositato un’interrogazione in Consiglio regionale sollecitando un intervento immediato da parte della Giunta.
La revoca ministeriale e i tempi della comunicazione
Secondo quanto spiegato da Putto, la revoca è stata disposta con un decreto ministeriale datato 29 agosto, ma la comunicazione alle famiglie è arrivata soltanto a metà settembre, quando ormai l’anno scolastico era già avviato. «Gli studenti e i loro genitori – sottolinea l’esponente dei civici – avevano già effettuato le iscrizioni, acquistato libri di testo e sostenuto spese importanti, in molti casi anche per l’alloggio. La situazione diventa ancora più critica per gli alunni delle classi quinte, che ora rischiano di non poter concludere il proprio percorso formativo all’interno dell’istituto frequentato finora».
I problemi del trasferimento e l’impatto sul personale
Putto evidenzia inoltre la difficoltà oggettiva di un trasferimento immediato verso altri istituti: non tutti gli indirizzi presenti al Volta trovano corrispondenza nelle scuole del territorio, rendendo di fatto impraticabile una ricollocazione adeguata. A questo si aggiunge il tema occupazionale, con docenti e personale non docente che vedono la propria stabilità professionale improvvisamente messa in discussione.
La richiesta alla Regione
Alla luce di queste criticità, il consigliere regionale delle Opposizioni chiede alla Giunta di attivarsi presso il ministero competente per ottenere una proroga dell’efficacia del decreto almeno per l’anno scolastico 2025/2026. «Solo così – sostiene Putto – si può garantire agli studenti la continuità didattica e la possibilità di conseguire un titolo di studio valido».
Il ruolo della Regione
Pur riconoscendo che la decisione è di competenza ministeriale, Putto richiama la responsabilità dell’esecutivo regionale: «La Regione non può limitarsi a osservare, è suo dovere tutelare il diritto allo studio, la serenità delle famiglie e la tutela lavorativa del personale scolastico. Confido in una presa di posizione e in un’azione immediata da parte della Giunta».