VENEZIA. Il campanile di San Marco, simbolo indiscusso di Venezia, si trova oggi di fronte a una sfida per la sua conservazione. Realizzato oltre un secolo fa, il cemento armato impiegato per alleggerire la cuspide dopo il crollo del 1902, ha rivelato nel tempo le sue vulnerabilità. Nonostante fosse considerato un materiale rivoluzionario e quasi indistruttibile all’epoca, l’anima in ferro del calcestruzzo ha iniziato a mostrare segni di corrosione, compromettendo la stabilità della struttura.
Situazione attuale e interventi in corso
Recentemente, la Procuratoria di San Marco ha osservato un fenomeno preoccupante: l’intelaiatura interna dell’ultimo tratto della torre sta perdendo i cosiddetti “coprispalla”, ovvero pezzi di copertura. Nonostante ciò, secondo l’architetto Mario Piana, proto della Procuratoria, non ci sono pericoli immediati o a medio termine. Tuttavia, è stato necessario avviare un’indagine specialistica affidata allo studio Vitaliani per pianificare un intervento di consolidamento che protegga il campanile per i prossimi cento anni.
Il ruolo delle fondazioni e della tecnologia nella conservazione
Oltre alla cuspide, anche le fondazioni della torre sono state oggetto di attenzioni particolari. Circa una dozzina d’anni fa, sono state rinforzate con inserimenti in titanio e dotate di strumentazioni avanzate per monitorare i movimenti della torre. Sebbene queste strumentazioni siano rimaste inattive per alcuni anni, recentemente sono state riaccese, fornendo dati rassicuranti sullo stato della torre, analizzati ulteriormente dallo studio Vitaliani.
Allarme e monitoraggio continuo: lezioni dal passato
La necessità di monitoraggio continuo è stata sottolineata dal professor Giorgio Macchi, noto esperto nel settore, che fino alla sua scomparsa ha espresso preoccupazioni per l’inattività delle strumentazioni e per il degrado del cemento armato. Il suo allarme ha spinto la Procuratoria a concentrarsi sul deterioramento del telaio di calcestruzzo armato, cruciale per la stabilità del campanile.
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