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CronacaCulturaNotizieVeneto

Canova gloria trevigiana, dalla bellezza classica all’annuncio romantico

La redazione
Ultimo aggiornamento 3 Maggio 2022 16:34
La redazione
3 anni fa
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Dal 14 maggio si potranno ammirare al nuovo Museo Bailo la grande e attesa mostra “Canova gloria trevigiana” che riunisce più di 200 testimonianze canoviane, la maggior parte delle quali mai esposte al pubblico.

Tra le novità i due spettacolari gessi originali dello scultore, patrimonio delle Assicurazioni Generali, giunti nelle scorse ore a Treviso dopo essere stati sottoposti ad una campagna di restauro.

Si tratta di due opere di grandi dimensioni (141 x 280 cm), raffiguranti due diversissimi soggetti, l’uno – realizzato dall’artista tra il 1787 e il 1790, raffigurate “La morte di Priamo”; il secondo, datato al biennio immediatamente successivo, raffigurante “La danza dei figli di Alcinoo”; entrambi in origine appartenenti alla Collezione Albrizzi.

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“Il sublime tragico è protagonista della prima composizione, dove domina il dolore e l’angoscia, e con accenti di verità arditi e nuovi, specie nella scelta di rappresentare Pirro totalmente ignudo”, spiega Fabrizio Malachin, direttore dei Musei Civici di Treviso e Curatore della Mostra. “Oltre all’ardimento di quel nudo, offerto allo sguardo dell’osservatore con tale evidenza, brani intensissimi sono le figlie di Priamo: a sinistra, con le braccia spalancate verso l’alto implorano pietà, come la Maddalena ai piedi della Croce in un’opera dei ‘primitivi’; a destra, fuggono atterrite, una stringe il suo bambino come nelle Stragi degli innocenti; e ancora, all’estrema sinistra, la moglie di Priamo sviene e a stento viene sorretta, ricordo di una Vergine ai piedi della Croce”

Compagno di questo bassorilievo è la “Danza dei figli di Alcinoo” (argomento questa volta la gioia, la grazia, la vivace ilarità). Episodi entrambe ispirati alle vicende della guerra di Troia e all’epopea di Ulisse, attingendo all’Odissea e al II libro dell’Eneide”

La serie dei bassorilievi in gesso viene a inscriversi in quella che si può definire, usando un termine in auge nell’arte contemporanea, una produzione seriale; e pure in questo Canova rivela caratteri che contribuiscono a indicarlo come il primo artista moderno.

Queste opere sono la dimostrazione della gara ingaggiata dallo scultore per sostenere il primato della sua arte sulla pittura: opere quindi di carattere narrativo. La sfida è ancora più impegnativa dove si chiede alla scultura di affrancarsi dal peso. La danza, per leggerezza dei movimenti, è quanto di più azzardato si poteva concepire. Il percorso iniziato da “La danza dei figli di Alcinoo” lo porterà alle Danzatrici, con le mani sui fianchi, il dito al mento, i cembali, a testimoniare che nulla è impossibile alla scultura quando l’artefice è Canova. Per dirla con Luigi Coletti, “fu vera gloria?”, e la risposta: “Canova ha sempre ragione”.

“La mostra dedicata al Canova sarà il fiore all’occhiello del Nuovo Grande Bailo e siamo felici che, grazie alla preziosa partnership con Generali, sarà possibile ospitare le più belle opere dello scultore”, le parole del sindaco Mario Conte. “Siamo orgogliosi del fatto che players di livello nazionale come Generali abbiano deciso di indossare la maglia della Città per promuovere la cultura, l’arte e le sue eccellenze, mettendo a disposizione parte del proprio patrimonio per renderlo fruibile da parte dei visitatori”.

“Siamo particolarmente felici che un’istituzione come Generali con il suo progetto Spazio Generali Valore Cultura abbia creduto nella nostra programmazione quadriennale tanto da dare vita alla sinergia. Non solo Valore Cultura darà il nome alla parte del museo che ospiterà le mostre più importanti ma hanno deciso di creare una vera e propria sinergia con i prestiti importanti per una collaborazione che auspichiamo possa crescere nei prossimi anni”.

LA GRANDE MOSTRA

La relazione tra Canova e Treviso è tanto profonda quanto inedita. “Nato trevigiano”, a Possagno, è a Treviso che nacque il suo ‘mito’ e la riscoperta critica della sua opera.  Già a partire dalla leggenda del bambino prodigio che, in casa Falier ad Asolo, inventò su due piedi una scultura a forma di leone da un pezzo di burro per sopperire a una mancanza durante un banchetto, messa in circolo a Treviso nel 1803.

Treviso fu prima nelle celebrazioni dopo la morte: nel 1823 commissionò la realizzazione di un busto a Luigi Zandomeneghi e un componimento musicale al miglior musicista, Gioachino Rossini, per onorarne la memoria (queste musiche accompagneranno il visitatore in mostra). E ancora, quando nel dopoguerra ancora certa critica disprezzava Canova, Luigi Coletti rispondeva con la prima grande mostra monografica. Per capirne la portata basti pensare che, era il 1957, secondo centenario della nascita, e quella trevigiana fu l’unica mostra in Italia a indagare criticamente tutta l’opera dello scultore, distinguendo una produzione ‘stilistica’ da quella ‘poetica’ dove si poteva, a “ben ascoltare, sentire l’annuncio romantico”. Sono parole di Luigi Coletti tratte dall’inedito discorso pronunciato durante l’inaugurazione.

Da questa valorizzazione prende le mosse la mostra “Canova gloria trevigiana: dalla bellezza classica all’annuncio romantico”, a cura di Fabrizio Malachin, Giuseppe Pavanello e Nico Stringa, una esposizione che sembra completare una sorta di trilogia come quelle recenti di Napoli (che indagava il rapporto con l’antico) e Roma (la bellezza): Canova e la bellezza dell’antico quindi, ma anche Canova come straordinario contemporaneo annunciatore romantico.

In mostra si è potuto eccezionalmente ricreare l’ambiente programmato da Canova in palazzo Papafava, dove il confronto Antico/Moderno è portato alla sua massima essenza: Apollo del Belvedere a confronto con il Perseo trionfante, e il Gladiatore Borghese, altra opera celeberrima, a confronto con il Creugante. È il ‘teorema perfetto’. Per la prima volta le opere vengono inoltre esposte sui loro basamenti originali restaurati per l’occasione.

Restando alle sculture eroiche, la mostra propone un inedito: il gesso del Cavallo preparatorio del famoso gruppo Il Teseo in lotta con il centauro di Vienna. Per il corpo del centauro Canova studiò un cavallo in fin di vita. Il calco viene esposto per la prima volta in una mostra.

La mostra entra poi in temi dove il sentimento la fa da padrone, e dove emerge la modernità romantica: le stele funeraria (in mostra quella Falier e Volpato), omaggio al defunto, ma soprattutto meditazioni sulla figura femminile afflitta, siamo nel campo delle Maddalene; i gruppi gentili e amorosi (Amore e Psiche in mostra): “sappi disegno, anatomia e dignità: senti la grazia: intendi e gusta la bellezza: commuoviti del tuo affetto”. E ancora: i ritratti, le incisioni, le celebrazioni canoviane, la fotografia: un percorso ricco di oltre di oltre 150 opere, sviluppato in 11 sezioni.

Nella galleria dell’800, ultima sezione della mostra, non mancano le sorprese. Che tipo amore corrispose tra Antonio Canova e Marianna Angeli Pascoli, bellissima contessa trevigiana. Di certo, un piccolo cameo con il ritratto di lui si adagia sul seno di lei, nel busto scolpito da Luigi Zandomeneghi.

L’effige della nobildonna si potrà ammirare all’interno della galleria, allestita al Nuovo Museo Bailo con progetto di Marco Rapposelli di Studiomas-Padova.

Il grande Scultore trevigiano sarà il protagonista della mostra ma non manca l’attenzione quindi al patrimonio civico. Non solo la galleria ma anche diverse opere inedite canoviane riemerse durante la preparazione della mostra, come un busto con il Ritratto di Antonio Canova di Antonio D’Este. E ancora, vere reliquie, il calco della mano e la maschera funeraria dell’artista. Un corpus di lettere inedite, e il grande libro con 86 incisioni canoviane donate dal fratello Giambattista Sartori Canova a Treviso nel 1837. E tanto altro.

Accanto, una sequenza di materiali canoviani che, raramente sono usciti dalle segrete stanze dei Civici Musei per essere mostrate. Tra essi, il prezioso bozzetto delle Tre Grazie, dove a ben guardare si potrebbero scoprire le impronte del maestro. 

L’autore del busto dell’affascinante Marianna, immortala anche il Canova, in una erma in marmo e lettere bronzee di dedica. Poi ancora lo scultore in una delle versioni del celeberrimo Ritratto dal vivo del 1817-‘18 dipinto da Thomas Lawrence.  Dai depositi museali esce per la prima volta anche la ampia medaglistica canoviana.

Naturale prosecuzione della mostra è la Galleria dell’800, che accoglie opere di grande interesse (Hayez, Zandomeneghi, Appiani, Quarena..), in un nuovo allestimento che    valorizza  il patrimonio civico, ma con una forte attenzione alle nuove tendenze e al multimediale, mai rinunciando alle fondamentali basi scientifiche.

TAGCANOVACanova gloria trevigiana
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