L’evoluzione sta procedendo di pari passo con lo sviluppo della tecnologia e con la digitalizzazione. I miglioramenti sono evidenti, visibili praticamente ogni giorno ormai, eppure non mancano i punti su cui si discute da tempo. L’Intelligenza Artificiale, i sistemi crittografici, la possibilità di poter avere un’identità digitale e un portafoglio online, sono tutti elementi al centro di uno dei dibattiti più accesi del nostro secolo: quanto ci si sta spingendo oltre con la tecnologia? Ci sono effettivamente dei limiti? La paura più grande è scaturita dall’hackeraggio, poiché nei database mondiali vengono contenuti i dati privati e sensibili di tutti i cittadini, e si teme un “andare oltre” non necessario. Tuttavia, la polizia potrebbe avvalersi dei dispositivi elettronici delle persone, tracciando i movimenti dei criminali ricercati.
Nell’ambito del controllo dei cittadini sospettati di avere commesso un reato, è fondamentale monitorare non solo le chiamate ma qualsiasi altra operazione svolta con il telefonino, motivo per cui in Francia l’utilizzo da parte delle forze dell’ordine dei programmi spia per cellulari – che peraltro attraverso provider del settore, vedi Endoacustica Europe, possono essere scaricati anche dai privati – è stato recentemente regolamentato da un’apposita manovra legislativa. Dunque, in Francia è già stata data una risposta all’Europa e al mondo circa il tema della privacy e delle infinite possibilità legate alle tecnologie e alla digitalizzazione. Ma, per stimolare la curiosità e per fornire qualche informazione in più, segue un approfondimento sul controllo degli smartphone in Francia.
La polizia francese può controllare gli smartphone: in cosa consiste la nuova disposizione?
La Francia è costantemente sotto i riflettori a causa delle proteste cittadine contro le discutibili prese di posizione del governo nazionale. Gli abitanti sono alla ricerca di una maggiore tutela personale e collettiva, sia sul piano della sicurezza che su quello amministrativo e burocratico. Di recente, ha fatto parecchio discutere la promulgazione di una nuova disposizione, la quale consentirà alla polizia di accedere digitalmente alle telecamere, ai microfoni e al Gps dei dispositivi elettronici privati. In pratica, gli smartphone, gli smartwatch, i tablet ed i computer delle persone, possono essere sfruttati silenziosamente – da remoto – dalle forze dell’ordine francesi.
L’obiettivo è di contrastare la criminalità al meglio, ma la legge è applicabile soltanto ai sospettati di crimini potenzialmente punibili con una condanna di minimo cinque anni. Si fa notare che, oramai, persino le automobili dispongono di un alto grado di connettività, e perciò rientrano tra i dispositivi che la polizia può utilizzare. Inoltre, le autorità competenti potranno svolgere le loro indagini passando inosservate, in quanto non ci sarà alcuna notifica o segno distintivo – come è ovvio che ci sia – a segnalare la presenza virtuale degli agenti.
Quali cittadini sono esclusi dall’applicazione di questa legge?
Come segnalato dal quotidiano francese Le Monde, la nuova direttiva non può essere applicata a tutti i cittadini. Professionisti come medici, avvocati, giudici e giornalisti sono esclusi, poiché si trovano in contatto con moltissimi pazienti o clienti, e ne possiedono i dati sensibili. Inoltre, l’altra limitazione è relativa alla durata di applicazione della nuova legge: le forze dell’ordine non possono sorvegliare un sospettato per oltre sei mesi.
La principale criticità della nuova legge
La principale criticità della nuova legge in Francia, sta proprio nell’eventualità che le forze dell’ordine scivolino nell’abuso di sorveglianza. I limiti legati alla privacy potrebbero essere scavalcati, e questo sacrosanto diritto verrebbe violato. Non a caso la sinistra francese ha contestato la riforma della Giustizia, sottolineando l’ambiguità dei confini imposti agli agenti.
D’altronde, i poliziotti francesi possono accedere ai dati, alle immagini, ai video, ai messaggi e alle telefonate di ciascun libero cittadino, e ciò non fa sentire nessuno al sicuro, anzi. Le rassicurazioni non hanno tardato ad arrivare, e il ministro della Giustizia ha garantito un’applicazione ben bilanciata di questa legge, limitandosi a poche decine di casi in un anno. Tuttavia, queste dichiarazioni hanno convinto, e il dibattito è ancora acceso.