“Se si vuole testare il gruppo di soggetti considerati a rischio si potrebbe operare con il test antigenico (il tampone ‘rapido’ ndr), della cui positivita’ non c’e’ ragione di dubitare, e poi solo ai negativi, non ai positivi, come proposto da alcuni, fare il test per la ricerca accurata dell’Rna virale, della cui negativita’ non c’e’ motivo di sospettare”. Lo propongono oggi, in una nota congiunta, i professori Andrea Crisanti e Fulvio Ursini, del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Universita’ di Padova.
Crisanti: Il test rapido da solo non serve
“Il test antigenico da solo non puo’ servire nell’identificazione accurata di soggetti senza sintomi e possibili sorgenti di contagio. Se ne perderebbero troppi”. Lo precisano Fulvio Ursini e Andrea Crisanti del dipartimento di Medicina molecolare dell’universita’ di Padova, intervenendo nel dibattito tra test rapidi (antigenici) o tamponi (molecolare).
“Puo’ al massimo servire, dato il livello rilevante di falsi negativi, a fotografare l’impatto del virus in una popolazione; non certo per fare diagnosi certa di non esposizione al virus e di conseguenza considerare un soggetto analizzato e risultato negativo non infetto e quindi non potenzialmente contagioso”.