PORDENONE – Il Tribunale di Pordenone ha deciso di rinviare alla Corte costituzionale una parte del nuovo codice della strada, sollevando dubbi sulla legittimità di una norma che rischia di punire anche chi, pur non essendo alterato alla guida, risulta positivo a farmaci contenenti oppiacei.
Patente ritirata per assunzione di farmaci prescritti
Tutto è nato da un incidente avvenuto a dicembre scorso, quando una donna alla guida è stata coinvolta in un sinistro e, ricoverata in ospedale, è risultata positiva agli oppiacei durante un test delle urine. La donna ha spiegato ai medici di aver assunto, nelle 24-72 ore precedenti, un ansiolitico e un farmaco a base di codeina, regolarmente prescritti dal medico.
Il dato di laboratorio non lascia spazio a interpretazioni: la positività c’era. Tuttavia, la questione centrale sollevata dalla gip Milena Granata è che la normativa vigente non richiede più la verifica dello stato di alterazione psicofisica al momento della guida. In altre parole, il nuovo codice stabilisce che chiunque abbia assunto sostanze stupefacenti è perseguibile, anche se queste non influenzano la capacità di condurre un veicolo in sicurezza.
La questione di legittimità costituzionale
Secondo quanto evidenziato anche dal pubblico ministero Enrico Pezzi, si tratta di una modifica profonda della ratio della norma: da un reato di pericolo concreto, fondato su prove oggettive di incapacità alla guida, si passa a un reato di pericolo astratto, dove l’assunzione della sostanza è sufficiente a far scattare la sanzione, indipendentemente dagli effetti.
La giudice ha quindi inviato gli atti alla Corte costituzionale, che sarà ora chiamata a valutare se questa impostazione sia compatibile con i principi della nostra Carta, in particolare con il diritto alla difesa, alla libertà personale e al principio di proporzionalità della pena.
Cosa cambia con il nuovo codice della strada
Il nuovo impianto normativo mira a essere più rigido nei confronti di chi si mette alla guida sotto l’effetto di sostanze psicoattive, ma nella sua forma attuale non distingue tra droghe assunte a scopo ricreativo e farmaci prescritti. Un aspetto che rischia di coinvolgere migliaia di cittadini che, per motivi di salute, fanno uso di medicinali perfettamente legali.
Il punto critico è proprio questo: la sanzione arriva anche in assenza di alterazione.
Un possibile precedente che potrebbe cambiare la legge
Questo caso potrebbe rappresentare un precedente giuridico di grande rilevanza. Se la Corte costituzionale dovesse accogliere i dubbi sollevati dal Tribunale friulano, infatti, l’intero impianto normativo potrebbe necessitare di una riscrittura. Questo significherebbe rimettere al centro l’analisi concreta dello stato psicofisico del conducente, evitando condanne automatiche basate solo su riscontri chimici.