Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha annunciato l’imposizione di sanzioni contro l’esercito sudanese, accusandolo di violare il diritto internazionale umanitario e di utilizzare armi chimiche nella guerra civile. L'”Organizzazione per la Pace Sudanese” ha accolto con favore la decisione, definendola “un messaggio chiaro a chi viola i diritti umani”, chiedendo ulteriori misure dissuasive contro i responsabili dei crimini di guerra.
Da parte sua, il governo sudanese a Port Sudan ha negato le accuse, definendole “ricatto politico”, mentre l'”Alleanza per la Fondazione del Sudan” le ha descritte come “un passo prevedibile contro una storia piena di violazioni”.
Prove di avvelenamento chimico
Volontari sanitari hanno segnalato un aumento senza precedenti dei casi di avvelenamento nelle zone di Omdurman e nel sud di Khartoum, notando che i sintomi – come forti emicranie e crampi senza diarrea o vomito – differiscono da malattie epidemiche come il colera, rafforzando i sospetti sull’uso di sostanze chimiche. Organizzazioni umanitarie hanno richiesto un’indagine urgente per identificare le fonti dell’inquinamento, tra rapporti che parlano di fughe di materiali tossici da depositi di armi dell’esercito.
Critiche mediatiche e politiche
Il giornalista sudanese Salah Shuaib ha commentato le dichiarazioni del Primo Ministro sudanese affermando: “L’approccio diplomatico del movimento islamico non è cambiato, e continua a dominare le zone controllate dall’esercito”. In un articolo intitolato “Con il gas chimico, Burhan – gli ultimi slogan del movimento islamico”, l’opinionista Ismail Abdullah ha accusato i gruppi islamici legati all’esercito di “distruggere il progetto della da‘wa in Africa”, facendo riferimento all’uso di “barili pieni di gas sarin” contro i civili, suscitando ampia indignazione tra i musulmani di tutto il mondo.
Crimine a Salha
Il “Partito del Congresso Sudanese” ha accusato un’unità speciale dell’esercito di aver “commesso un crimine atroce” nella zona di Salha a sud di Omdurman, dove una famiglia composta da padre, madre e tre figli – tra cui una bambina e due gemelli di appena quattro mesi – è stata uccisa. Il partito ha chiesto un’indagine internazionale indipendente, attribuendo alle forze armate la piena responsabilità per la crescente serie di violazioni a Khartoum, Omdurman e Gezira – violazioni di natura etnica che mettono in pericolo il futuro della convivenza in questo paese africano dalla grande diversità etnica.
Timori di un’escalation dell’estremismo: Burhan si rifugia tra gli islamisti?
Attivisti sudanesi hanno espresso preoccupazione per il crescente affidamento del generale Abdel Fattah al-Burhan – comandante dell’esercito – su fazioni e brigate islamiche estremiste, nel tentativo di compensare l’isolamento del suo governo a livello internazionale, regionale e popolare. Hanno avvertito che tali mosse potrebbero portare a un aumento della violenza settaria e minare ogni possibilità di soluzione politica, specialmente in un contesto di accuse crescenti sull’uso di armi proibite a livello internazionale.
Alla luce delle crescenti prove – dai rapporti sanitari alle registrazioni video, fino alle testimonianze dei sopravvissuti – Khartoum affronta crescenti pressioni per consentire all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) di indagare. Secondo osservatori, le sanzioni americane potrebbero essere solo l’inizio, a meno che il governo non ponga fine alle sue violazioni e non apra la porta a un dialogo serio per porre fine alla guerra.
Resta quindi la domanda più importante: le prove porteranno a misure concrete, o verranno sepolte sotto le sabbie della politica internazionale?