In Fuli Venezia Giulia (FVG), i dati più recenti rivelano che il ricorso al Superbonus ha coinvolto solo il 4,5% delle unità abitative presenti nella regione. Questo valore, non solo rappresenta una bassa adesione rispetto alle altre regioni del Nordest, ma è anche il più basso dell’intero Paese. Con 13.669 asseverazioni depositate presso l’ENEA, l’incidenza di questo numero sull’intero stock di unità abitative è stata piuttosto contenuta. Se confrontato con la media italiana, che si attesta al 4,1%, il dato della FVG evidenzia una partecipazione limitata che solleva interrogativi sulle politiche abitative attuate.
Costi e spese pubbliche
Un aspetto che colpisce è la spesa media per intervento, che in Friuli Venezia Giulia è di 213.058 euro. Questo dato fa della regione una delle più convenienti a livello nazionale, con costi inferiori rispetto ad altre realtà come il Veneto (194.913 euro), la Sardegna (187.440 euro) e la Toscana (182.919 euro). A livello nazionale, la media si attesta su 247.819 euro. Tali cifre indicano che gli investimenti in Friuli Venezia Giulia si sono concentrati su progetti meno costosi, ma questa scelta ha generato anche preoccupazioni e critiche da parte di analisti e esperti economici.
L’Ufficio studi della CGIA ha criticato sin dall’introduzione del Superbonus, avvenuta il 1° luglio 2020, la sua efficacia e l’inefficienza nell’utilizzo delle risorse pubbliche. In un contesto economico difficile, in cui si prevedono sacrifici per i cittadini, l’idea di aver speso oltre 6 punti di Pil per efficientare solo una frazione delle abitazioni è motivo di crescente preoccupazione e frustrazione.
I risultati del Superbonus
Secondo i dati analizzati, il totale degli oneri a carico dello Stato per le detrazioni maturate in FVG ha toccato la cifra di 2,9 miliardi di euro, pari al 2,4% della spesa totale per il Superbonus. Tuttavia, nonostante le somme considerevoli investite, gli effetti ambientali e sociali sono stati considerati deludenti. Molti sostengono che, nonostante il Superbonus avesse come obiettivo principale l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni, i risultati ottenuti non giustifichino le spese ingenti affrontate dallo Stato.
Critiche ai risultati ambientali
Le valutazioni riguardo ai benefici ambientali del Superbonus sono varie e non sempre concordi. Secondo la Banca d’Italia, i risultati ambientali sarebbero modesti. Le prime evidenze dimostrerebbero che, in uno scenario ottimale, i benefici ambientali del Superbonus compenserebbero i costi finanziari sostenuti in quasi 40 anni. Inoltre, alcuni esperti internazionali sostengono che la riduzione delle emissioni ottenuta con l’applicazione del Superbonus avrebbe potuto essere maggiore se fosse stata incentivata l’elettrificazione dei sistemi di riscaldamento degli ambienti, della cottura di cibi e della produzione di acqua sanitaria. In altre parole, l’utilizzo di vettori elettrici, come le pompe di calore e le piastre a induzione, sarebbe stato preferibile rispetto ai combustibili fossili, risultando significativamente più efficienti.
Giustizia sociale e abitazioni pubbliche
Un altro punto cruciale riguarda la giustizia sociale. Chi ha sostenuto politicamente il Superbonus sostiene che non si debba guardare solo alla spesa che lo Stato ha affrontato, ma anche agli effetti economici positivi generati. Tra questi, il maggiore gettito fiscale (IRPEF, IRES, IVA, ecc.), la creazione di occupazione, l’aumento del Pil, il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni inquinanti sono spesso citati. Tuttavia, questa visione è facilmente contestata dalla CGIA, che sottolinea come, se invece di incentivare principalmente gli interventi di edilizia privata, si fosse avvalsi di questa misura per demolire e ricostruire solo gli edifici residenziali pubblici, avremmo potuto ottenere risultati simili.
Con 123 miliardi di euro, ipotizzando un costo per alloggio pubblico di 100mila euro, sarebbe stato teoricamente possibile costruire 1,2 milioni di nuovi alloggi pubblici, superando di 400mila unità il numero attuale di abitazioni disponibili nel Paese. Questo approccio avrebbe potuto apportare un’azione di giustizia sociale che il Superbonus attualmente in vigore ha disatteso.
Percentuali di intervento nelle diverse regioni
Analizzando il quadro nazionale, gli interventi di ristrutturazione e efficientamento edilizio realizzati grazie al Superbonus si attestano intorno alle 496.315 unità. Nonostante le enormi spese pubbliche, solo il 4,1% del totale degli edifici residenziali presenti in Italia è stato interessato da queste agevolazioni fiscali. A livello regionale, il Veneto ha registrato il ricorso più elevato al 110%, con 59.652 asseverazioni depositate, il che rappresenta un’incidenza percentuale del 5,6% sul numero degli edifici residenziali esistenti. Seguono l’Emilia Romagna con 44.438 asseverazioni e un’incidenza del 5,4%, il Trentino Alto Adige con 11.342 interventi (5,4%), la Lombardia con 78.125 asseverazioni (5,2%) e la Toscana con 38.532 operazioni (anch’essa 5,2%).
Contrariamente, le regioni del Mezzogiorno mostrano un utilizzo molto limitato del Superbonus. In particolare, Molise e Puglia hanno registrato solo il 2,9% dei propri edifici residenziali, la Calabria il 2,6% e la Sicilia il 2,2%. Questa disparità suggerisce che le politiche regionali e le condizioni economiche influiscono significativamente sull’adozione di misure di efficientamento energetico.
In conclusione, il Superbonus ha rappresentato un’opportunità significativa per il miglioramento dell’efficienza energetica, ma ha anche sollevato interrogativi fondamentali riguardo alla sua efficacia e alla distribuzione dei benefici tra le diverse fasce sociali. La situazione attuale in FVG mette in luce la necessità di una riflessione più profonda sulle politiche abitative e sugli investimenti pubblici futuri. È fondamentale, quindi, non solo puntare all’efficienza energetica, ma anche garantire che le politiche adottate rispondano a un criterio di giustizia sociale, coinvolgendo in modo equo tutte le fasce della popolazione.
Con una gestione più attenta e mirata delle risorse, è possibile promuovere una vera transizione energetica che non solo migliori l’efficienza degli edifici, ma contribuisca anche a una società più equa e inclusiva.