TRENTO – È venuto a mancare a 87 anni Silvano Rauzi, figura storica della zootecnia trentina e punto di riferimento della cooperazione agricola per oltre tre decenni.
Nato a Malè (TN) nel 1938, Rauzi ha dedicato gran parte della sua vita al mondo degli allevatori, guidando con fermezza e lungimiranza la Federazione Provinciale Allevatori di Trento dal 1980 al 2015.
Nel corso della sua lunga presidenza, Silvano Rauzi ha saputo affrontare con responsabilità alcune delle sfide più delicate che hanno colpito l’allevamento italiano e trentino. Tra i momenti più difficili, va ricordata la gestione della crisi dell’encefalopatia spongiforme bovina – nota anche come “mucca pazza” – che negli anni ’90 ha messo a dura prova l’intero comparto zootecnico.
In quegli anni complessi, Rauzi ha rappresentato un vero punto fermo per la categoria, capace di rassicurare gli allevatori, collaborare con le istituzioni e adottare misure concrete per la sicurezza alimentare e la tutela del lavoro agricolo. Anche la fine del regime delle quote latte, che ha segnato una svolta epocale nel settore, fu affrontata con strategia e visione, portando alla riorganizzazione delle filiere locali.
Innovazione e rispetto per la tradizione
Ciò che ha distinto Rauzi non è stata soltanto la sua competenza tecnica, ma anche la capacità di coniugare innovazione e tradizione, unendo l’esperienza del passato con le esigenze di un settore in continua evoluzione. Ha promosso forme di cooperazione sempre più efficienti, sostenendo le realtà agricole locali e incoraggiando una crescita sostenibile e condivisa.
Sotto la sua guida, la Federazione Allevatori di Trento ha rafforzato la propria presenza territoriale, investendo in formazione, strutture e nuove tecnologie. Una visione che ha anticipato molte delle attuali sfide legate alla sostenibilità ambientale e al benessere animale.
Un uomo amato dalla sua comunità
Rauzi non è stato solo un dirigente, ma un punto di riferimento umano per la sua comunità. Chi ha avuto modo di lavorare al suo fianco ricorda il suo profondo rispetto per il mondo contadino, la capacità di ascolto e il costante impegno per valorizzare le piccole realtà montane.
Due parole che possono riassumere il suo contributo sono visione e integrità: doti che lo hanno reso protagonista della storia recente dell’agricoltura trentina e che oggi vengono riconosciute con affetto e gratitudine da colleghi, amici e istituzioni.