La Naspi, acronimo per Nuova Assicurazione Sociale per l’impiego, è una indennità di disoccupazione che si rivolge a chi si trova in stato di disoccupazione involontaria.
Vediamo chi sono nello specifico le categorie di lavoratori a cui si rivolge, quante sono le giornate di lavoro necessarie per accedervi e come presentare richiesta.
Chi ha diritto alla Naspi?
Tutti i lavoratori dipendenti che hanno perso involontariamente il lavoro sono destinatari dell’indennità in oggetto. Precisamente, hanno diritto alla Naspi:
- gli apprendisti;
- i soci di cooperativa;
- il personale artistico;
- i dipendenti a tempo determinato delle PA;
- gli operai agricoli a tempo indeterminato (mentre agli operai stagionali o a tempo determinato spetta invece la Disoccupazione agricola).
Per “involontariamente” si intende invece colui che non abbia perso il lavoro a seguito delle sue dimissioni, salvo che tali dimissioni non siano derivate da giusta causa.
In tal caso, si considera comunque una perdita “involontaria” del lavoro, quando il dipendente, seppure abbia di sua sponte rassegnato le dimissioni, lo abbia fatto per giusta causa. Ovvero per:
- mobbing;
- molestie sul lavoro;
- mancata retribuzione o ritardato pagamento da parte del datore di lavoro;
- demansionamento senza giustificato motivo;
- induzione a tenere condotte illecite;
- mancato versamento dei contributi.
Fatta eccezione per tali casi, il lavoratore che abbia presentato le sue dimissioni al di fuori delle casistiche sopra descritte, perde il diritto alla Naspi.
Non ha rilevanza, invece, ai fini della percezione della Naspi, il licenziamento dal lato del datore di lavoro. Il datore di lavoro che licenzia un dipendente per giustificato motivo o per giusta causa, non rappresenta ostacolo al dipendente ai fini della percezione del sussidio.
Vediamo ora come presentare domanda per Naspi e la compatibilità tra Naspi ed attività lavorativa.
Requisiti e presentazione della domanda
Possono richiedere la Naspi tutti i lavoratori che si trovano in stato di disoccupazione involontaria, che rientrano nelle categorie poc’anzi descritte, e che abbiano:
- almeno 13 settimane di contributi versati nei quattro anni precedenti la perdita di lavoro
- almeno 30 giornate di lavoro nei 12 mesi precedenti l’inizio della disoccupazione.
Per presentare la domanda, è necessario recarsi sul portale INPS nella sezione dedicata, e accedere con le proprie credenziali SPID, CIE o CNS. Basta poi seguire la procedura ed inoltrare la domanda. L’importo Naspi, ricordiamo, è pari al 75% della retribuzione.
La Naspi va presentata necessariamente solo una volta cessato il rapporto di lavoro, a partire dall’ottavo giorno della cessazione e fino al termine ultimo del 68esimo giorno. Decorso tale termine, non sarà più possibile richiederla.
Naspi ed occupazione: posso lavorare?
I percettori di Naspi possono avere un lavoro? La risposta è affermativa: è possibile lavorare pur percependo Naspi, a patto che non vengano superati:
- i 4.800 euro nel caso di lavoro autonomo;
- gli 8.145 euro nel caso di lavoro subordinato, con un contratto di durata massima, comunque, di non oltre 6 mesi.
In tali casi e sulla base della retribuzione, vengono effettuati dei ricalcoli sulle somme Naspi da erogare al percettore.
Per i lavoratori autonomi è necessario comunicare già anticipatamente a INPS gli importi che si pensa di incassare durante l’anno. Sulla base di ciò e qualora gli importi previsti dovessero essere inferiori a quelli realmente ottenuti, INPS procederà ad un ricalcolo erogando le somme dovute a titolo di arretrato.
Nel caso in cui un percettore Naspi avvii perciò un’attività lavorativa, è necessario presentare il modello Naspi com, come spiegato su Bonusepagamenti.it. Grazie a tale modello è possibile aggiornare la propria posizione lavorativa e fornire a INPS tutti i dettagli necessari per permettere all’istituto di procedere al ricalcolo dell’importo Naspi dovuto.