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Questo borgo conquisterà subito te e la tua famiglia: un incantesimo di pietra e legno

La redazione
Ultimo aggiornamento 15 Aprile 2024 08:47
La redazione
1 anno fa
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Poffabro, situato nella suggestiva Val Colvera, si distingue per la sua architettura unica, con pietre tagliate al vivo e balconi di legno. Questi elementi, pur nella loro austerità, evocano un’atmosfera di intimità e raccoglimento, specialmente nelle corti e lungo le vie del borgo, dove le abitazioni cinque-seicentesche raccontano storie di tempi passati.

Indice dei contenuti
Tracce di un passato romano e medievaleLe origini del nome e il legame con le tradizioni localiPoffabro: un gioiello di architettura spontanea nelle PrealpiVal Colvera: un tesoro nascosto tra le Dolomiti Friulane

Tracce di un passato romano e medievale

La storia di Poffabro è profondamente radicata nel passato, con evidenze che risalgono all’epoca romana. La regione era un tempo attraversata da una strada importante che collegava la colonia militare di Julia Concordia al nord attraverso le Alpi. Documenti storici, come gli archivi del vescovo di Concordia, attestano l’importanza di Poffabro già dall’XI secolo, sottolineando la presenza di una parrocchia ben prima del Medioevo.

Le origini del nome e il legame con le tradizioni locali

Il nome Poffabro potrebbe derivare da “Prafabrorum”, ovvero “prato dei fabbri”, indicando un’antica vocazione del luogo legata alla lavorazione del ferro. Una sentenza del 1339 conferma questo legame, menzionando il territorio come area di importanza economica e sociale già nel XIV secolo.

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Poffabro: un gioiello di architettura spontanea nelle Prealpi

Armando Pizzinato, noto pittore, ha descritto Poffabro come l’esempio di architettura spontanea più razionale e fantasiosa delle nostre Prealpi. Il fascino del borgo risiede nell’impressionante effetto delle pietre tagliate al vivo e dei balconi di legno, che conferiscono un’atmosfera di intimità e raccoglimento. Questi elementi architettonici, sebbene austeri, si aprono su corti chiuse, accessibili attraverso stretti archi, o si allineano in lunghe schiere di abitazioni che risalgono ai secoli XV e XVI.

Nonostante il terremoto del 1976, le strutture in pietra locale di Poffabro – principalmente arenaria o calcare – si sono mantenute robuste. Le abitazioni, spesso alte tre o quattro piani, presentano ampi ballatoi in legno con protezioni laterali verticali, simbolo di unione e protezione reciproca. L’assenza di palazzi imponenti e la semplicità dei suoi elementi architettonici come pilastri, scale e archi, si fondono armoniosamente con il paesaggio naturale circostante.

Il borgo è diventato un rifugio per molti artisti negli ultimi anni, attratti dalla pace, dal silenzio e dalla mancanza di ostentazione. Poffabro e i suoi dintorni non sono noti per grandi chiese con tesori artistici, ma piuttosto per i capitelli votivi e le piccole chiese nate da una fervida, seppur ingenua, esigenza devozionale. Un esempio è l’oratorio di San Floriano in Crociera, costruito nel XV secolo, la cui posizione fu scelta secondo la leggenda da un gregge di pecore.

La chiesa di San Nicolò è un simbolo della fede della comunità, con dimensioni che si distinguono rispetto agli altri edifici del paese. La sua attuale facciata maestosa fu definita già alla fine del Seicento, ma l’edificio ha subito numerosi restauri a seguito delle frequenti scosse sismiche, diligentemente documentati nei registri parrocchiali.

La modestia economica del luogo era tale che gli arredi sacri dovevano essere importati da luoghi come Concordia Sagittaria. La chiesa conserva alcune opere di Giacomo Marizza e un altare ligneo del XVII secolo.

Nei dintorni di Poffabro si trova il santuario della Beata Vergine della Salute, costruito nel 1873 in eleganti forme neoclassiche a Pian Delle Merie. Questo luogo di culto aggiunge un ulteriore strato di ricchezza spirituale e artistica alla regione, testimoniando la continua devozione e il legame profondo della comunità con il proprio patrimonio religioso e culturale.

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Val Colvera: un tesoro nascosto tra le Dolomiti Friulane

La Val Colvera, incastonata tra le Dolomiti Friulane e la pianura, è stata testimone di insediamenti umani sin dalla preistoria. Tracce di questi antichi abitanti sono state trovate nelle grotte lungo i torrenti della valle. Sebbene un’antica strada romana abbia sfiorato la valle, essa ha conservato un carattere unico, evidente nelle sue peculiarità culturali e architettoniche.

Frisanco, il capoluogo della valle, menzionato per la prima volta nel 1293, ha origine dal nome germanico Freidank. Il significato del nome suggerisce un passato legato a un personaggio di potere, a cui furono assegnate le terre che oggi formano il paese.

Il nome di Poffabro appare documentato come “Prafabrorum” o “decimam de Pratum Fabri”, il “prato del fabbro”. Questo luogo, legato alla lavorazione del ferro, era parte dell’eredità lasciata da Galvano, signore di Maniago, al figlio Nichilo nel 1357.

La storia di Poffabro e del “Comunello di Casasola”, originariamente chiamato Cizarollo, è legata alla presenza del ciliegio nel territorio. Questi luoghi sono stati influenzati dalle vicende del feudo maniaghese, mentre Frisanco e Cavasso erano controllati dai potenti conti di Polcenigo. Nonostante le variazioni territoriali, una divisione storica tra le parrocchie di Santa Fosca e Maura a Frisanco e di San Nicolò a Poffabro persiste ancora oggi.

Durante il tardo Medioevo e i primi decenni dell’Età Moderna, l’architettura tipica della valle divenne un richiamo turistico. Le abitazioni in pietra e legno, ben conservate e in armonia con l’ambiente, seguono uno schema comune con cucina e dispensa al pianterreno, camere al primo piano, e fienile e granaio al piano superiore.

La dominazione veneziana ha lasciato un segno indelebile anche in un insolito episodio di stregoneria avvenuto nel Seicento, quando funzionari della Santa Inquisizione indagarono su presunti sabba demoniaci nel Plan di Malgustà. Le accuse di stregoneria coinvolsero residenti di Frisanco e Poffabro, culminando in un lungo processo che infine si concluse senza condanne, spostando l’attenzione su casi più grandi a Pordenone.

Dopo secoli di storia, la Val Colvera ha continuato a vivere, testimoniando un significativo aumento demografico e affrontando le sfide dell’emigrazione, favorita dall’apertura della strada del “Bus di Colvera” nel 1888, che ha facilitato gli scambi commerciali ma anche un parziale abbandono delle borgate.

Fonti e approfondimenti disponibili su www.vivivalcolvera.it, il sito che vi invitiamo a visitare per ulteriori dettagli.

TAGarchitettura storicaborgo anticoPoffabrostoria romana e medievaleturismo culturaleval colvera
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