La recente diffusione online di circa 2500 documenti rivelatori di Google, che mostrano in gran parte i criteri di funzionamento dell’algoritmo del noto motore di ricerca, ha messo in risalto diverse informazioni poco note e alcuni elementi di valutazione che lo stesso team di Google aveva sempre dichiarato inutili.
Tra i tanti valori che, al contrario, Google prende in considerazione per collocare al primo posto un sito, si trova l’autorevolezza del sito stesso e del dominio, e la conseguente qualità dei contenuti, dovuta anche alla presenza di backlink validi e pertinenti.
Una rivelazione già nota agli addetti ai lavori
In realtà, le novità emerse dalla dispersione di informazioni, non sono del tutto sconosciute: anzi, al contrario, sono più che note ai professionisti che lavorano in ambito SEO, sia in Italia che a livello internazionale.
“È la scoperta dell’acqua calda” ha commentato Massimo Chioni, uno degli esperti SEO e Link Builder più rinomati d’Italia. Aggiungendo poi: “Chi si è misurato con l’algoritmo di posizionamento di Google è pienamente consapevole che i siti che dominano le prime posizioni nelle SERP di Google per le parole chiave più competitive sono proprio quelli che combinano un’efficace ottimizzazione OnPage con significative attività di Link Building“.
Non solo: dopo questa fuga di informazioni, di cui ormai è stata confermata la veridicità, Google stesso ammette che il successo del ranking di un sito sia dovuto in gran parte all’autorevolezza del dominio, all’attività di link building e alla presenza di contenuti pertinenti.
Gli oscuri segreti di Google: un sito “autorevole” è un sito vincente
La notizia della pubblicazione di una ricca serie di documenti di Google relativi ai criteri di posizionamento di un sito, risale al mese di maggio, ed è stata resa nota, dapprima con parsimonia, da alcuni tra i più noti esperti SEO nel contesto internazionale.
Ne sono emersi diversi dati, molti dei quali in contrasto con quanto era stato affermato più volte dallo stesso Google: diversi criteri, ritenuti praticamente irrilevanti, si sono invece rivelati come i più importanti nella costruzione del ranking da parte del noto motore di ricerca.
Già il fatto di avere non 200, come si credeva, ma oltre 14mila fattori di valutazione della qualità di un sito, è stata una sorpresa che ha messo in movimento tutto il settore della SEO, a ciò si aggiunge la conferma che l’autorevolezza del dominio è il fattore di ranking più importante.
Una rivelazione che non fa altro se non rafforzare quanto affermato i professionisti: integrare le strategie di ottimizzazione delle pagine web con un’attività mirata e costante di link building.
La link building è la strategia che aumenta l’autorevolezza
Uno dei primi a diffondere i segreti di Google, focalizzandosi particolarmente sull’autorevolezza del dominio e quindi sull’importanza dei link è stato Mike King, che si è impegnato immediatamente ad approfondire quanto è emerso dai circa 2500 documenti Google diffusi in rete sul suo blog iPULLRANK.
Parallelamente in Italia, il CEO di SeoZoom, Ivano Di Biasi, ha illustrato chiaramente le informazioni diffuse da Google attraverso un video pubblicato su Linkedin, confermando a sua volta, l’estrema importanza dell’autorevolezza di un dominio nei risultati di ranking e nel relativo posizionamento di un sito.
In particolare, anche Ivano Di Biasi si è soffermato sulla tematica delle strategie di link building, che rivestono un ruolo fondamentale nell’incrementare autorevolezza e affidabilità di un sito attraverso il corretto posizionamento degli anchor, ma soprattutto l’alta qualità dei contenuti a cui il link fa riferimento: a tale riguardo, è importante ricordare che, nel caso in cui il link non fosse in sintonia con il target e i contenuti del sito collegato, il ranking potrebbe facilmente decrescere.
Da dove sono arrivati i documenti diffusi da Google?
Dopo tutte queste novità, è facile chiedersi da dove arrivino questi documenti “segreti” che Google ha messo a disposizione, sia pur erroneamente, di tutti gli utenti di internet.
A ricevere per primo la notizia, a inizio maggio, era stato l’esperto SEO Rand Fiskin, tramite una fonte dapprima anonima, ma che successivamente si era rivelata come un altro grande nome del mondo SEO: Erfan Azimi. Il quale ha informato Fiskin della fuga di notizie: 2500 documenti con oltre 14mila attributi originari dal Content API Warehouse di Google.
L’intento della conversazione tra i due esperti SEO, che prima non si conoscevano, è stato quello di rendere noti in maniera “ufficiale” alcuni elementi importanti nella determinazione del ranking del motore di ricerca, dei quali Google stesso non aveva mai fatto parola.
Le informazioni sfuggite a Google si sono comunque rivelate autentiche, e molto probabilmente sono state rese pubbliche inavvertitamente, trattandosi di documenti in possesso di tutti i team operativi di Google. Da parte sua, Google ha ammesso l’autenticità delle informazioni, ma ha avvertito subito di non prenderle in considerazione, poiché i fattori di ranking vengono spesso modificati, evitando comunque di rilasciare commenti più precisi.